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Echinofossulocactus o Stenocactus

Originario delle montagne del Messico, questo cactus ha forma globosa, è piuttosto piccolo raggiunge al massimo i 15 centimetri, ed è caratterizzato da numerose coste molto sottili e ondulate, ed è proprio l’andatura ondulata delle coste la caratteristica che caratterizza gli Echinofossulocactus.

Le areole sono abbastanza diradate e si trovano lungo le creste delle coste e portano spine di diverso tipo sulla stessa pianta: di solito sono chiare, lunghe e lievemente ricurve; quelle radiali sono più sottili. Quelle centrali invece sono più lunghe e dure, appiattite a forma di lama.

Negli Echinofossulocactus i fiori spuntano all’apice della pianta e sono di colore bianco.
Questi cactus vogliono un esposizione soleggiata e molte ore di luce anche in inverno, ma temono l’umidità e le temperature basse.
Si riproducono per seme e per polloni.

quando rinvasare le piante grasse

Rinvasare una pianta grassa vuol dire trovarle una migliore sistemazione, ricomporre il terriccio e osservare le radici, verificando che non siano infestate da parassiti.
Questa operazione dovrebbe essere fatta ogni anno o quasi, richiede una certa cura soprattutto se le piante sono contenute in vaso invece che in cassette.

La stagione ideale per il rinvaso è generalmente la primavera, in particolare il mese di marzo, anche se alcuni consigliano l’inverno e molto dipende anche dalla specie della pianta in questione.

Per sapere quando è il periodo giusto per rinvasare non ci sono regole ferree, ma possiamo tenere d’occhio alcuni fattori. Il principale è la dimensione del vaso, che se è diventato troppo piccolo è bene sostituire. Sempre osservando il vaso, se le radici escono dal buco sul fondo è tempo di intervenire. Anche se la crescita della pianta subisce una stasi prolungata è bene rinvasarla in un vaso più grande.

Echinocactus


Gli Echinocactus sono comunemente chiamati anche “cuscino della suocera”, e sono originari dei deserti messicani e del sud-ovest degli Stati Uniti.
Sono piante dalla forma globosa, poco allungate e con molte coste ben pronunciate. Le areole sono allineate sui margini delle coste, e portano da 6 a 10 spine lunghe e robuste, molto appuntite.
I fiori spuntano formando una corona intorno all’apice della pianta.
Gli Echinocactus vogliono molto sole, ma se vengono coltivate in vaso durante l’estate è opportuno schermarle dal sole diretto di mezzogiorno, perché possono bruciarsi.
Di inverno la temperatura deve rimanere al di sopra dei 5°C durante la notte.
Questa pianta non ama l’eccesso d’acqua, e va innaffiata solo in estate quando il terriccio è completamente asciutto. Nelle altre stagioni non va bagnata.
Gli Echinocactus si possono concimare con poco concime a base di fosforo molto diluito.

Echinocactus grisonii

Echinocactus grisonii è una specie globosa, con coste molto in rilievo e spine gialle, l’apice della pianta, dove spuntano i fiori, è lanoso.
I fiori spuntano a corona e sono gialli, con petali duri e appuntiti. La pianta fiorisce soltanto quando ha raggiunto la completa maturità, e poiché queste piante crescono molto lentamente, la fioritura avviene solo dopo molti anni.
Se protetta dell’eccesso di umidità è una pianta molto resistente e può raggiungere notevoli dimensioni, fino a 1-2 metri di diametro e 90 cm di altezza.

Echinocactus grisonii






Echinocereus


Gli Echinocereus sono cactus provenienti dal Messico e dagli Stati Uniti sud-occidentali. Sono piante piccole e che possono formare cesti molto fitti, a volte anche con rami striscianti, ma possono anche avere un solo fusto cilindrico. Possono raggiungere un’altezza di circa 40 centimetri.
Gli Echinocereus fioriscono già pochi anni dopo la nascita e hanno fiori grandi e colorati, molto spettacolari.
Gli Echinocereus in estate vogliono poca acqua e molto sole. In inverno invece vogliono pochissime annaffiature e poco caldo.
In primavera si può stimolare la fioritura concimando con un concime a base di fosforo molto diluito.
Si riproducono per talea (lasciando asciugare il taglio per qualche giorno) e per seme.

Echinocereus pectinatus

Generalmente è una pianta a fusto semplice, cilindrico e piuttosto tozzo, alto circa 10-15 centimetri.
Presenta coste dritte con file regolari di areole con spine radiali disposte in modo simmetrico, conferendo alla pianta un aspetto molto caratteristico. Le spine possono variare dal rosa al bianco al violaceo,e spesso cambiano colore a seconda della stagione.
Produce grossi fiori rosa, lucidi e profumati che possono raggiungere gli 8 centimetri di diametro.


Echinocereus Engelmannii


È una pianta caspitosa, che produce gruppi di numerosi fusti che raggiungono anche i 25 cm di lunghezza e un diametro di 5 cm, con numerose coste ricoperte di spine molto lunghe, dritte e appuntite, bianche, gialle o rosa. I fiori sono color rosso porpora e hanno un diametro di 7 centimetri.

i vasi giusti per le piante grasse

La scelta di un vaso di un certo materiale e delle giuste dimensioni è un fattore importante per la crescita delle piante grasse, ed è una delle tante cure che queste piante necessitano.

Materiali dei vasi

I vasi esistono in plastica, in terracotta e anche in metallo. La scelta migliore è quasi sempre la terracotta, ma è anche vero che molte piante grasse vivono e crescono benissimo anche in contenitori di plastica o di metallo.
Quelli in platica e metallo hanno l’inconveniente di essere impermeabili e di impedire la traspirazione, mentre quelli in terracotta hanno come svantaggio una più rapida evaporazione dell’acqua, perché questa avviene non solo attraverso la parte scoperta della terra ma anche da tutta la superficie del contenitore.

Dimensioni dei vasi
Ogni pianta deve avere il vaso giusto per le sue dimensioni. Non deve essere troppo piccolo perché le radici della pianta crescendo formerebbero degli intrecci inestricabili impedento il corretto assorbimento dell’acqua e portando la pianta al soffocamento. Non devono essere nemmeno troppo grandi perché se le radici della pianta rimangono troppo lontane dal fondo del vaso la terra in avanzo rischia di inacidirsi.
I vasetti in cui le piante grasse sono generalmente vendute (di solito piccoli e di plastica nera) sono adatti solo alla vendita. Per afforntare una coltivazione occorre trasferire le piante in vasi di almeno 10 centimetri; se le piante sono molto piccole se ne possono piantare più di una per vaso, e possiamo rinvasarle più avanti quando crescono.

Cassette
Una valida alternativa ai vasi sono le cassette: prima di tutto perché le piantine hanno a disposizione più terra, e quindi le radici possono assorbire meglio le sostanze. E poi dal punto di vista estetico risultano sicuramente migliori sia in casa che sui balconi.
Un ulteriore vantaggio è costituito dal fatto che se le piante sono ben sistemate non ci sarà bisogno di trapiantarle per diversi anni. Questo non è un vantaggio da poco, visto che molte piante grasse soffrono particolarmente i rinvasi e le specie più delicate ne possono persino morire.
È bene evitare l’acquisto di cassette in plastica, non sono molto robuste e si rompono presto. Conviene sceglierle in legno, in terracotta o in cemento leggero, con dimensioni variabili tra i 30-40 cm X 20-25 di profondità X 8-10 cm di altezza.
Si consiglia di non riempire la cassetta di terra fino all’orlo e distanziare bene le piante tra loro, a circa 10 cm di ditstanza l’una dall’altra.

la giusta terra per le piante grasse e succulente

Le succulente vivono nei più disparati ambienti ed ecosistemi, dai deserti agli anfratti rocciosi, dai terreni sabbiosi ad altri alberi… quindi è impossibile stabilire a priori un tipo di terreno che vada bene per tutte le piante grasse, spesso dipende dalla specie e dalle sue condizioni nel luogo d’origine, ma comunque ci sono delle indicazioni generali da seguire nella preparazione del terreno per cactus e piante grasse.
Bisogna scegliere una terra che favorisca il drenaggio, quindi ricca di sabbia non troppo fine.
Una terra asciutta protegge le piante dall’eccesso di acqua che potrebbe farle marcire; alcuni espedienti usati per mantenere il terreno asciutto sono l’aggiunta di torba o di mattoni sgretolati.
Queste due semplici indicazioni sono forse le uniche regole da seguire nella preparazione di un terriccio per i cactus e le piante grasse, molti esperti consigliano questo o quel tipo di terra, ma spesso le loro indicazioni sono contradditorie, non c’è una linea comune universalmente riconosciuta.

È comunque importante che il terreno sia ricco degli elementi utili per le piante, l’ideale è quindi un terreno che contenga terra comune, marna, torba, terriccio di foglie e sabbia medio-grossa. Queste miscele esistono in commercio già preparate.

Coryphantha

I cactus Coryphantha sono originari dei deserti americani, e somigliano alle Mammillaria, ma si differenziano da esse perché i fiori spuntano all’apice anziché intorno alla pianta.
Hanno spine lunghe e robuste che si dipartono a raggiera dall’areola.
Questi cactus hanno radici a fittone piuttosto lunghe che scendono in profondità, quindi necessitano di vasi abbastanza profondi.

I fiori di Coryphantha sono formati da tubercoli più o meno pronunciati. Ognuno di essi porta un’areola con un ciuffo di spine disposte in maniera simmetrica. I fiori di solito sono di colore giallo.

I Coryphantha vogliono molto sole e non amano l’eccesso di annaffiature. La temperatura deve rimanere sopra ai 4°C.

coryphantha elephantipes

coryphantha colymoides

coryphantha clavata

come concimare le piante grasse

La bellezza delle piante e la loro crescita ottimale dipendono dal tipo di alimentazione, come per gli animali. Le piante hanno bisogno di acqua, luce, anidride carbonica e Sali minerali. In questo modo le piante compiono la fotosintesi clorofilliana, trasformando le sostanze nutritive in energia e altri elementi.
La concimazione è importante per fornire alle piante tutti gli elementi di cui hanno bisogno. In commercio esistono concimi specifici per piante grasse che sono molto utili.


Ma vediamo quali sono gli elementi fondamentali per le piante:

L’azoto viene assorbito dalle piante sotto forma di acido nitrico o ammoniaca (nitrato di potassio o solfato di ammonio) e di solito tutti i concimi ne sono ricchi. Bisogna prestare però attenzione perché l’azoto accelera la crescita delle piante, ma rende i loro tessuti molli, poco elastici e resistenti.

Il calcio, del quale sono ricche le nostre terre, è usato dalle piante per regolare il ricambio di acqua: ne rallenta l’assorbimento e ne favorisce il trasporto, proteggendo la pianta nei periodi di siccità.

Il ferro è indispensabile per la piante per la produzione della clorofilla, anche se curiosamente poi la clorofilla risulta essere priva di ferro.

Il fosforo è importantissimo per la generazione di nuove cellule, ed è indispensabile per la fioritura. Le nostre terre ne sono povere quindi andrà aggiunto con il concime.

Il magnesio è un elemento che deve essere aggiunto sotto forma di solfato di magnesio, perché anche se presente nella terra, è legato ad altri elementi e non può essere usato dal vegetale per produrre la clorofilla.

Il potassio è un ricostituente per le piante: accelera la fotosintesi, fortifica i tessuti, fa sopportare meglio la siccità e le malattie. È presente nella terra in buona quantità, ma ogni tanto è bene aggiungerlo.

Lo zolfo è un elemento abbondantemente presente nella terra comune, quindi spesso non è necessario aggiungerlo, ed è utile per produrre le sostanze proteiche.

Copiapoa

Copiapoa è un cactus originario del Cile, ed è una specie poco coltivata, di solito si può trovare nelle grandi collezioni dei giardini botanici e degli appassionati. Inizialmente è di forma sferica, ma crescendo le piante tendono a diventare cilindriche.
Sono dotate di numerose coste che formano protuberanze.
L’apice della pianta è coperto da una lana molto fitta.

Il numero delle spine è variabile, da una sola a molte di più, sono molto dure e lunghe e di colore bruno o nero; col tempo possono diventare grigiastre.
I fiori di Copiapoa sono di forma a imbuto grossi circa 3 cm, e spuntano dalla lana che ricopre la sommità del cactus. Solitamente i fiori sono di colore giallo.

Tutti i cactus Copiapoa temono il freddo: durante l’estate vanno lasciati in pieno sole, mentre in inverno è bene ricoverarli in un ambiente riscaldato.

Si possono riprodurre sia da seme che da pollone.

Copiapoa Totoralensis

Copiapoa Maritima

Copiapoa Cinerea

Quanto e quando annaffiare le piante grasse?

Pensare che le piante grasse non abbiano bisogno di innafiature è un errore. È vero che trattengono l’uimidità dell’ambiente, ma hanno anche bisogno di essere bagnate con criterio: bisogna ricordarsi che nei loro luoghi d’origine le piante grasse godono di una stagione delle piogge che poi si esaurisce per lasciare posto ad un periodo di siccità, perciò il nostro comportamento deve tenere conto e adattarsi alle condizioni originarie delle piante.
Bisogna ricordare anche che l’abbndanza di acqua e la frequenza tra un’innaffiatura e l’altra variano a seconda della specie, della stagione, delle dimensioni, del tipo di vaso e del tipo di terra.
L’innaffiatura è una delle operazioni più importanti per una crescita sana e soddisfacente delle nostre piante.

Le annaffiature in casa
dovranno essere differenziate a seconda della stagione. In inverno è bene sospendere interamente le annaffiature, ma se la temperatura supera i 15°C le piante dovranno essere spruzzate circa una volta al mese.
Per capire più o meno di quanta acqua una pianta ha bisogno si può tastare il terreno in superficie, e annaffiare solo quando risulta ben asciutto.
È meglio annaffiare poco ma spesso, piuttosto che abbondantemente una volta ogni tanto: bisogna ricordare che le piante grasse possono marcire se ricevono troppa acqua.
Si può anche ricreare l’effetto-rugiada nebulizzando l’acqua sulla superficie della pianta con un comune nebulizzatore.
Bisogna prestare particolare attenzione alle piantine giovani e a quelle ricoperte da sostanze cerose: in questi casi è bene bagnare solo la terra e mai la pianta, perché le piantine giovani possono avere un trauma, e quelle cerose possono essere private del loro strato protettivo naturale.
Se sotto ai vasi delle piante sono posti i sottovasi, si deve verificare che anch’essi siano completamente asciutti prima di procedere all’innafiatura.

Le annaffiature in serra e all’aperto
In serra, dopo il riposo invernale durante il quale le piante assorbono l’umidità dell’aria, si può cominciare a programmare le annaffiature. Anche in questo caso bisogna differenziare la quantità d’acqua a seconda delle specie.
Nelle serre le piante reistono meglio all’inverno se sono completamente asciutte; per regolarsi possiamo prendere come riferimento la temperatura esterna: quando arriva a 5-6°C è il momento di sospendere l’innaffiatura. Inoltre è bene prestare attenzione che non ci siano spifferi e correnti d’aria, ed anche al fenomeno del gocciolamento nella serra: le gocce d’acqua, cadendo sempre su una pianta, potrebbero farla marcire.
I criteri con cui annaffiare in serra sono gli stessi descritti poco sopra: assicurarsi che il terreno si asciughi tra un’innaffiatura e l’altra, differenziare a seconda delle necessità delle singole specie, rispettare il periodo di vegetativo di riposo e quello di vegetazione.

La Luce: piante grasse ed esposizione solare

Molte piante grasse sono originarie di luoghi caldi e spesso desertici, quindi sono abituate ad avere molta luce. Ma va ricordato che esistono anche piante grasse che vivono all’ombra di altre piante, come per esempio le Hawortia e le Stapelia.
La maggior parte delle persone ha a disposizione balconi e davanzali, alcuni hanno un giardino o addirittura una serra; vediamo quindi come scegliere al meglio le proprie piante in base alle condizioni di luce che possiamo offrire loro.

Finestre
È bene limitarsi all’acquisto di quelle piante che sono di più semplice coltivazione, come le Mammillaria, Notocactus ed Echeveria. Inoltre bisogna avere l’accortezza di posizionare le piante all’altezza del vetro, magari con una mensolina o un rialzo sotto al vaso, perché alla base della finestra rimangono in ombra.
Meglio preferire le finestre esposte a sud; per chi avesse solo finestre esposte a nord o ovest, che godono di poche ore di luce diretta al giorno, è bene indirizzarsi verso piante che amano la penombra.

Davanzali e balconi
Sui davanzali si consiglia di interrare direttamente le piante all’interno di cassette, ppure di mettere i vasi nelle apposite cassette e ricoprirli fino all’orlo di sabbia o toba, in modo da prevenire rovesciamenti accidentali e per ridurre l’evaporazione dell’acqua.

Serre
Gli appassionati che hanno la possibilità di avere uno spazio aperto nel quale coltivare le piante grasse possono dotarsi di una serra (in commercio ne esistono di svariati tipi ad ogni costo, anche a poche decine di euro), che offre numerosi vantaggi: protegge le piante dalle intemperie, fornisce un habitat a temperatura costante nei mesi invernali e le condizioni che creano sono molto versatili.
La temperatura ideale per le piante grasse in una serra è attorno ai 30°C.
Molte serre hanno una sola porta di ingresso e questo può creare difficoltà nell’aerazione e ventilazione.

Cassoni

Il cassone è una buona alternativa alla serra che può essere installato anche su balconi e terrazzi di una certa ampiezza. Si può anche costruire da soli il proprio cassone in legno. Il fondo può essere impermeabilizzato con uno strato di sabbia, la parete a nord va costruita leggermente più alta di quella a sud, in modo da coprire poi il cassone con una lastra di vetro inclinato.
È bene anche prevedere delle stuoie per ricoprire il vetro in caso di piogge o grandinate violente che possono romperlo.
Alla fine dell’inverno potremmo sistemare le piante nel cassone, facendole abituare gradualmente al sole.

Cleistocactus

I Cleistocactus sono piante che provengono dal sudamerica, dal fusto eretto e longilineo che si ramifica alla base e che può raggiungere un’altezza fino a circa 2 metri.
Sono dotati di numerose coste (di solito 25) ricoperte da spine molto fitte e sottile.

I fiori spuntano lateralmente dal fusto, vicino alla parte terminale, e sono a forma di tubo allungato e piegato verso il basso. Il tubo all’apice si restringe invece di allargarsi, e lascia fuoriuscire i filamenti degli stami lo stigma.
La fioritura compare solo negli esemplari adulti.

I Cleistocactus prediligono il sole diretto e vogliono molta luce; anche d’estate stanno bene in pieno sole. Di inverno però non sopporta temperature inferiori ai 10°C.
Nel periodo vegetativo possono essere fertilizzati con un concime a base di fosforo.

Il genere Cleistocactus comprende circa una decina di specie diverse; le più comunemente coltivate sono il Cleistocactus Strausii ed il Cleistocactus Baumannii.
Cleistocatus Strausii


Cleistocactus Baumannii

Piante Grasse, Cactus o Succulente?




Nel linguaggio di tutti i giorni solitamente tutti le piante dal fusto o dalle foglie carnose vengono definite come “piante grasse”, ma sarebbe più esatto dire che tutte le piante grasse sono delle succulente, ovvero sono ringonfie e quindi “ricche di succo”.
Di solito il rigonfiamento della pianta riguarda il fusto e le foglie, perciò le succulente si possono dividere i piante a fusto grasso (come i cactus) e piante a foglie grasse (ad esempio le crassulacee).

Le succulente per le loro caratteristiche sono davvero un mondo a parte: per la fioritura, per la loro resistenza, per il comportamento vegetativo e per molte altre caratteristiche peculiari..
Le succulente sono vegetali in grado di trattenere una grande quantità di acqua grazie a tessuti spugnosi, che costituiscono delle vere e proprie riserve di liquido in funzione del fabbisogno dell’organismo.
Ma come fanno le piante grasse nei periodi di siccità e nei climi più torridi a trattenere l’acqua così a lungo a ed evitare di seccare? Rispetto alle altre piante hanno ridotto il numero delle aperture stomatiche, ovvero quei minuscoli fori che permettono alle piante lo scambio gassoso con l’ambiente, e quindi riducendo la dispersione di vapore acqueo. E poiché questi fori sono presenti soprattutto nelle foglie, molte piante grasse hanno trasformato il proprio fogliame in spine, che hanno una superficie traspirante molto minore.
Alcune succulente prive di spine hanno ovviato al problema dell’evaporazione ricoprendo il fusto con sostanze cerose o con una fitta peluria.

È proprio la collocazione delle spine sul fusto che ci permette di fare una significativa classificazione: i cactus (ovvero le cactacee) sono quelle succulente dotate di spine.
Quello che caratterizza le cactacee è la presenza dell’areola: una sorta di cuscinetto circolare dal quale spuntano le spine, le setole, i nuovi rami, i fiori.
Tutte le piante grasse prive di questa caratteristica, anche se somiglianti nella forma, non possono essere considerate delle cactacee.

Cereus, ovvero il Saguaro, il Cactus del deserto




Una volta tutte le cactacee a fusto allungato e coste spinose venivano riunite in questo genere; successivamente molte piante vennero classificate in altri generi. Oggi il genere Cereus comprende circa una decina di cactus a fusto colonnare, con ramificazioni alla base o a candelabro, con poche coste bordate di spine e molto pronunciate.
I Cereus sono cactus provenienti dall’america centromeridionale. Da noi vivono bene all’aperto nelle aree dove il clima è mite e possono raggiungere anche gli 8-10 metri di altezza. Nei bellissimi giardini di Montecarlo vi sono alcuni esemplari anche più alti, celebri fin dai primi del ‘900.
Poiché sono piante resistenti e facilmente coltivabili i Creus sono spesso utilizzati come portainnesti.
I fiori si aprono durante la notte e sono molto grandi, a forma di imbuto e di color verde-rossiccio all’esterno e bianco all’interno.
I Cereus vanno coltivati in pieno sole; sopportano temperature anche basse, a patto che l’umidità sia moderata.
Si propagano per talea.

Cereus giganteus o “saguaro”

Originario del Messico e dell’Arizona, ribattezzato anche Carnegiea Gigantea, ma universalmente conosciuto come Saguaro, è un cactus gigantesco con fusto colonnare eretto che verso l’alto produce le tipiche ramificazioni a candelabro; per intenderci è il tipico cactus dei deserti americani che spesso si incontrano nei film western e nei cartoni animati.
Può arrivare anche a 15 metri di altezza ma ha una crescita lentissima: per raggiungere i primi 15 cm ci mette circa 10 anni, e per raggiungere la sua altezza massima può impiegare anche 150 anni. La fioritura comincia oltre i 40 anni.


Il fusto e i rami hanno da 12 a 30 coste con areole che portano 12 spine radiali e da 3 a 6 spine centrali lunghe fino a 7 centimetri.
I fiori sono grossi circa 10-12 centimetri, sono a forma di imbuto e si schiudono di notte. I furtti sono rossi, globosi e commestibili.

Cereus peruvianus


Nonostante il nome questo cactus è di origine brasiliana. È di color verde opaco, tendente al grigio-azzurro, con da 6 a 8 coste con spine di 2-5 cm. I fiori misurano circa 16 centimetri e sono leggermente profumati.
Esistono diverse forme “mostruose” di cereus Peruvianus: si tratta di un fenomeno di degenerazione del fusto (detto fasciazione) ancora perlopiù misterioso per i botanici, ma diventato molto comune e ricercato per l’aspetto particolare. Le coste infatti si presentano irregolari, interrotte, crestate e con protuberanze.

esemplare di Cereus Peruvianus mostruoso

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